Non ci siamo fatti mancare proprio nulla trasformando il 2022 in un anno pazzo, situazione che si addice più ad un anno bisestile. La guerra in Ucraina, la prima sul suolo europeo da oltre 70 anni, l’inflazione al massimo da oltre 40 anni, la correlazione normalmente inversa ma in questo caso diretta tra il mercato azionario e quello dei bond in ribasso di oltre 15%. Per non parlare della volatilità del prezzo del petrolio, partito da 62 dollari ad inizio anno per arrivare oltre 120 dollari e ritornare poi quasi al punto di partenza. A cui si aggiunge il crollo del mercato delle cryptovalute diventate uno strumento di speculazione di massa, e dei titoli tecnologici per eccellenza i famosi FAANG passati in soli 12 mesi da essere il desiderio di tutti a qualcosa di cui disfarsi il più velocemente possibile.
A conferma dell’eccezionalità dell’anno anche la scomparsa della regina Elisabetta dopo 70 anni consecutivi di regno, l’aumento delle temperatura che ha fatto il 2022 il più caldo di sempre alimentando le preoccupazioni per i cambiamenti climatici in atto che hanno poi in impatto diretto sul nostro mondo, per arrivare alla sorpresa pre natalizia del cambiamento di politica da parte della Bank of japan dopo decenni di immobilismo ed in anticipo rispetto alla scadenza del mandato del governatore Kuroda prevista per il prossimo marzo
In anno del genere era difficile barcamenarsi, soprattutto per gli investitori abituati da oltre un decennio a guadagni facili legati alla liquidità immessa dalle banche centrali a partire dal 2008 e raddoppiata poi per far fronte alle pandemia che inevitabilmente ha creato della bolle, come quella delle cryptovalute di cui nessuno ha ancora capito il loro vero valore legato all’utilizzo della blockchain nonostante nel mondo ce ne siano ben 17000. O come quella legata ai titoli tecnologici legati alla crescita ( i famosi growth) andati, dopo anni di crescita forsennata, in netta controtendenza rispetto all’economia tradizionale certificata anche dal superamento del patrimonio personale da parte di Ferrero, il produttore della Nutella, rispetto a Bezos il padrone di Amazon e Zuckermberg di Meta/Facebook secondo il Billionaires Index
Non cè dubbio che con il 2022 il mondo sia cambiato, anche in termini di nuovi equilibri geopolitici e probabilmente per sempre. Le banche centrali, dopo parecchi tentennamenti e negazione della realtà, hanno finalmente seguendo il manuale e operato in maniera molto corposa sulla leva dei tassi destabilizzando un mercato viziosamente abituatosi ai tassi zero o sotto zero in cui un investitore doveva addirittura pagare per poter prestare i suoi soldi. Negli ultimi anni in molti si erano interrogati sulle conseguenze di una politica monetaria cosi accomodante per un periodo cosi prolungato di tempo ed ecco che improvvisamente ed in maniera molto veloce abbiamo la risposta.
La guerra, con il conseguente aumento dei costi energetici, e la strozzatura delle catene di approvvigionamento hanno solo accelerato un processo già in atto che ha portato all’esplosione dell’inflazione, in un mondo sempre più orientato alla finanza che alla produzione. E che fa i conti con un processo di de-globalizzazione legato anche al cambiamento dell’economia cinese che dopo gli anni ruggenti di inizio millennio inizia a mostrare i primi segnali di difficoltà non solo per via della inefficiente gestione del covid ma anche a causa di problematiche di indebitamente finanziario fuori controllo come dimostra il caso tuttora sospeso della società immobiliare Evergrande
Nonostante qualche segnale di possibile picco visto nelle ultime settimane, nel 2023 e negli anni successivi gli investitori dovranno abituarsi alla presenza costante di inflazione derivante sia da una componente energetica, che neppure una veloce e auspicabile fine del conflitto in Ucraina potrà riportare alla situazione precedente, sia a quella legata ai prodotti alimentari causata anche dai cambiamenti climatici. Inflazione che peraltro non dispiace alle banche centrali essendo l’unico modo per abbattere l’onere del gigantesco debito globale prodotto negli ultimi anni per sostenere il sistema.
Il 2023 si apre come un anno contrassegnato da grande incertezza dopo che gran parte dei nodi sono venuti al pettine e con un mondo che cerca un suo equilibrio dopo gli scossoni degli ultimi 12 mesi. Anche in campo finanziario la speranza di un allentamento della politica restrittiva delle banche centrali sembra essere vana e il periodo dei soldi facili finito. Sono ancora tante le cose che possono andare male ma in mancanza di shock esterni imprevisti, nel corso dell’anno potremmo anche accorgerci che il pendolo dell’emotività si è spostato troppo sul pessimismo rispetto alla situazione reale contribuendo a restituire una serenità perduta. Alla fine il mondo va avanti, basta sapersi adattare, anche nella gestione delle strategie di investimento