Il mondo finanziario globale è in costante movimento, e una delle principali leve di controllo economico è rappresentata dai tassi di interesse. Questi indicatori fondamentali influenzano il costo del denaro, la spesa dei consumatori, gli investimenti delle imprese e le politiche monetarie delle banche centrali. Negli ultimi anni, le prospettive dei tassi di interesse in America ed Europa sono state oggetto di ferventi discussioni e analisi approfondite.

Negli Stati Uniti, la Federal Reserve ha intrapreso un percorso di graduale rialzo dei tassi di interesse per contrastare la potenziale inflazione e per stabilizzare l’economia dopo il periodo di stimolo monetario seguito alla pandemia di COVID-19. Nel corso del 2023, la Fed ha aumentato i tassi di interesse di diverse volte, passando da una politica monetaria accomodante a una più restrittiva.

Le prospettive per il 2024 negli Stati Uniti sono tuttavia più sfumate. Mentre la Fed ha espresso l’intenzione di continuare a monitorare da vicino l’inflazione e ad agire di conseguenza, la rapidità degli aumenti dei tassi potrebbe essere influenzata da fattori come l’andamento dell’economia, i dati sull’occupazione e l’evoluzione della situazione pandemica. E sullo sfondo anche le elezioni presidenziali del prossimo novembre che statisticamente vedono una Fed immobile dopo il primo semestre proprio per evitare di influenzare i risultati e di perdere la propria aurea di imparzialità

Situazione diversa nell’area dell’euro, la politica dei tassi di interesse è gestita dalla Banca Centrale Europea (BCE) che nonostante la predominanza tedesca (non è un caso che la sede sia a Francoforte..) deve gestire le necessità di 20 paesi diversi. La BCE ha mantenuto i tassi a livelli storicamente bassi, con una politica monetaria accomodante mirata a sostenere la ripresa economica e a contrastare le sfide strutturali, come la bassa inflazione e la lenta crescita.

Tuttavia, le prospettive dei tassi di interesse in Europa stanno subendo pressioni e cambiamenti. Se da un lato la BCE ha sostenuto che non ci saranno aumenti dei tassi nel breve termine, l’incremento dell’inflazione e le pressioni derivanti dalle politiche monetarie divergenti con gli Stati Uniti potrebbero esercitare pressioni per un adattamento delle politiche della BCE nel medio termine. Inoltre eventuali sviluppi sul piano della guerra ancora in corso in Ucraina, seppure dimenticata potrebbero modificare le prospettive economiche evitando una recessione tante volte annunciata e legata al rallentamento economico tedesco.

Le prospettive dei tassi di interesse in America ed Europa restano pertanto soggette a incertezze. Sebbene le banche centrali si impegnino a comunicare le loro intenzioni e ad adattare le politiche in base alle condizioni economiche, l’interconnessione dei mercati globali e la complessità delle variabili in gioco rendono difficile prevedere con certezza l’andamento futuro dei tassi, che hanno si fermato la loro corsa al rialzo ma che scontano una discesa troppo veloce in considerazione della complessità del movimento e soprattutto della forza dell’economia americana.

In ogni caso, investitori, imprese e consumatori dovrebbero rimanere vigili, monitorando attentamente gli indicatori economici e le dichiarazioni delle banche centrali per comprendere meglio le possibili direzioni dei tassi di interesse e adattare di conseguenza le proprie strategie finanziarie.

La settimana entrante è caratterizzata dai dati sui Prezzi al consumo e produzione giovedi e venerdi che forniranno ulteriori dettagli sull’operato futuro della Fed, assieme alla partenza della stagione delle trimestrali americane con le grandi banche come Bank of America, Citigroup, Jp Morgan Blackrock e Wells Fargo subito protagoniste. Attenzione anche al Pil inglese venerdi per vedere segni di ripresa oltremanica. Rimane sotto osservazione il prezzo del petrolio potenziale fattore inflazionistico dopo gli attacchi presso lo stretto di Ormuz e le continue tensioni sull’area medio-orientale conseguenza del conflitto Israele palestinese che rischia di allargarsi ai paesi confinanti.

Di Filippo Ramigni

Filippo Ramigni è un analista e consulente finanziario con una ultra ventennale esperienza sui mercati conseguita principalmente tra Milano e Londra dove ha conseguito la specializzazione sull’analisi tecnica (CFTe). Rientrato in Italia, dal 2014 collabora con GiottoCellinoSim società di consulenza indipendente dove si occupa di analizzare i vari mercati finanziari al fine di individuare delle tendenze che possono poi essere utilizzate sia per la costruzione di portafogli che per attività di tipo speculativo. Dal 2000 è ospite fisso in qualità di esperto finanziario dei principali canali del settore (Bloomberg Tv Italia, Ilsole24oreTv, MilanoFinanza). Attualmente interviene con ottica settimanale sia sulle televisioni finanziarie tematiche come ClassCncb e LeFonti.Tv che su quelle generaliste come TgCom24 e Skytg24 a commentare i principali eventi finanziari Ha pubblicato anche analisi economiche per alcune riviste finanziarie tra cui Bloomberg investimenti. Le sue analisi sono spesso riportate sui siti finanziari italiani come Investing.com Trend-online.com, Etfworld e Yahoo finance oltre che su “CorriereEconomia” inserto economico del Corriere della Sera Inoltre collabora con il Dipartimento di Economia dell’Università di Padova tenendo dei seminari sulle dinamiche dei mercati finanziari e sulle prospettive economiche, oltre a promuovere l’educazione finanziaria e la gestione dell’investimento con riferimento al rischio e alla parte emotiva dell’operatività

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