Difficile essere ottimisti in questo momento sui mercati finanziari in particolare sul settore azionario: le crisi geopolitiche assieme al rialzo forzato dei rendimenti su settore obbligazionario stanno portando gli investitori a passare verso una modalità di risk off, in presenza di un anno che fino a questo punto presenta performance positive, almeno sugli indici
Tirare fuori rendimenti nel 2023 è stato tutto tranne che facile con l’America che ha vissuto di rendita sull’intelligenza artificiale principalmente nei magnifici sette e l’Europa sul settore finanziario grazie al margine di interesse. A questi due settori si è poi unito il comparto energetico ma solo dall’estate in poi.
Il resto onestamente non pervenuto, o comunque legato a tematiche particolari (è il caso di Leonardo che ha beneficiato del momento bellico), a cui neppure la transizione energetica o nel caso italiano il PNNR hanno dato la spinta. Di sicuro non il comparto obbligazionario che dopo il forte ribasso nel 2022 non è riuscito ad invertire la tendenza, anzi.
Ma i mercati finanziari ed azionari per gran parte ci hanno creduto spingendosi su livelli elevati ( Cac e Dax hanno segnato dei nuovi massimi assoluti e anche il Ftsemib ha visto livelli che non vedeva dal 2008…) sulla convinzione che l’aumento dei tassi fosse arrivato al capolinea e in attesa di uno soft landing. Questo non è avvenuto e complice anche un inasprimento del quadro geopolitico si è deciso di passare all’incasso.
Il comportamento della Fed rimane comunque discutibile: la decisione di guardare ai dati per prendere le decisioni a primo acchito sembra saggia in tempi incerti, ma dalla principale banca centrale del mondo ci si aspetterebbe una maggiore visione di lungo termine sulla strada da fare invece di guardare costantemente nello specchietto retrovisore rappresentato da dati “vecchi” in termine temporali. Non sembra esserci invece dubbi su un ultimo ritocco all’insù dei tassi prima della fine dell’anno, peraltro gia scontato dal mercato, sia per contrastare il rialzo del prezzo del petrolio sia per avere le mani libere per tagliare in un importante anno elettorale come il 2024.
Pure la Bce in scena questa settimana deve guardare a problematiche elettorali. Il forte rialzo dei tassi si sta facendo sentire in maniera pesante sui consumatori europei con il rischio di alimentare una rabbia sociale che rischia di trasformarsi in populismo, anche se nessuno sembra aver la bacchetta magica. Per questo motivo Madame Lagarde con tutta probabilità si prenderà una pausa, nell’attesa di vedere cosa farà la controparte americana.
Settimana questa ricca di dati a cominciare dal Pil e dall’indice dei prezzi al consumo americani, da sempre guardati con attenzione dalla Fed. Ma soprattutto dalle trimestrali delle Big tech americane che devono confermare gli incredibili tassi di crescita visti nel primo semestre e mostrare come l’Intelligenza Artificiale, oltre ad essere una meravigliosa applicazione in grado di cambiare il mondo, sia anche in grado di alimentare utili una volta esaurito l’effetto novità. Trimestrali importanti anche in Europa ed Italia in particolare sul settore bancario. In caso di sorprese positive la correzione potrebbe anche essere giunta alla conclusione e consentire una positiva conclusione dell’anno, magari attraverso l’immancabile “rally di Natale”.